La storia geologica del lago Malawi affonda le radici nel pleistocene quando ha iniziato a formarsi per movimenti sismici e vulcanici. Ma la sua storia più recente, quella collegata all’atività antropica, è più recente. Del lago Malawi si sapeva molto prima che fosse ufficialmente scoperto. Molti esploratori europei del XVII e XVIII secolo riportarono di aver sentito parlare di un grande lago in Africa centrale (o di averlo visto). Intorno all’inizio del XVIII secolo le voci sull’esistenza del lago erano molte e sufficientemente coerenti, al punto che cartografi come Guillame de l’Isle e Jean Baptiste Bourguinon d’Anville iniziarono a rappresentarlo sulle mappe.
Nel 1856 David Livingstone visitò il Mozambico, e incontrò a Tete lo spagnolo Candido Cardosa, che raccontò di essere arrivato sulle sponde del misterioso lago (nella zona che oggi ha nome “penisola di Nankumba”). Sulla scorta delle indicazioni di Cardosa, Livingstone tentò prima di risalire lo Zambesi e poi, per evitare le pericolose rapide di Kebabrasa, decise invece di risalire il fiume Shire, arrivando al lago nel 1859. Livingstone fu il primo a proclamare ufficialmente l’esistenza del lago e suo fu quindi l’onore della scoperta. Livingstone parlò del Malawi come di un “lago di stelle”, riferendosi alla sua superficie scintillante.
Al tempo in cui Livingstone lo scoprì, il lago veniva spesso attraversato da imbarcazioni cariche di schiavi diretti verso il Mozambico. Fu lo stesso Livingstone a proporre che si mettesse fine a questo commercio acquisendo il controllo militare del lago e, contemporaneamente, portando la religione cristiana nella regione. Quest’ultima richiesta venne in effetti accolta, principalmente dalla chiesa presbiteriana scozzese, che creò le prime missioni nel 1875. Il commercio di schiavi finì effettivamente nel 1881. In epoca coloniale il lago divideva i territori britannici del Nyasaland e del Tanganica dalla colonia portoghese del Mozambico.